
L’ultima spiaggia per salvare il dente!
Se sei un lettore del mio blog avrai ormai chiaro che odio estrarre i denti, è una sconfitta che non sopporto: tentiamo ogni strada per salvarli, e l’apicectomia è l’ultima arma che abbiamo a disposizione.
Abbiamo già parlato in un precedente articolo dei ritrattamenti, cioè della tecnica endodontica che prevede di ripulire e chiudere per bene i canali di un dente già devitalizzato.
Quella è la prima cosa da tentare se un dente ha un granuloma o un’infiammazione.
A volte però non possiamo farla oppure viene realizzata a regola d’arte e non è sufficiente: a questo punto si passa alla chirurgia.
Che cos’è l’apicectomia dentale
Semplificando molto, è una tecnica di chirurgia endodontica che prevede di individuare l’apice della radice malata (la punta finale, per capirci), tagliarla con degli strumenti, rimuovere tutta l’infezione presente e chiudere con un sigillo (otturazione retrograda).
Lo scopo è quindi di eliminare la punta della radice infetta che non si può o non si riesce a sigillare con le tecniche di devitalizzazione tradizionali.
Quando si fa l’apicectomia dentale
Le indicazioni a questa tecnica chirurgica sono semplici:
- quando un ritrattamento è impossibile da fare (ad esempio se ci sono strumenti rotti dentro i canali che non si riescono a rimuovere)
- se un ritrattato è già stato fatto BENE e non è sufficiente a eliminare la fonte infettiva
- quando c’è un’anatomia particolarmente difficile (curve, ramificazioni, delta apicali) che rendono impossibile sigillare per bene attraverso la via ortograda
- se il dente da curare ha una corona che non possiamo togliere e non vogliamo rompere perché fatta bene, allora accedere dall’alto senza toccarla può essere una buona idea
Lo scopo, ricorda, non sarà solo di rimuovere l’infezione presente ma di chiudere con un sigillo perfetto dall’alto, altrimenti tutto il lavoro sarà stato inutile

Come si fa un’apicectomia dentale
Questa tecnica prevede vari passaggi:
- diagnosi (con cbct spesso)
- anestesia (l’intervento deve essere indolore)
- piccola incisione gengivale per identificare la punta della radice da togliere
- realizzazione di una botola per accedere all’apice (usando strumenti sonici, laser erbio o micromotore)
- taglio dell’apice (netto, a 90 gradi) e asportazione dell’infezione presente
- riapertura del canale dall’alto rimuovendo parte della devitalizzazione
- otturazione del canale e del nuovo apice utilizzando materiali biocompatibili (tipico l’ MTA)
- sutura riassorbibile
- laser diodo per biostimolare

Il ruolo del microscopio
Questi interventi chirurgici richiedono grande precisione. Non possiamo permetterci di tagliare poco o male l’apice da torgliere, oppure di lasciare infezione presente o peggio ancora non chiudere bene con l’otturazione retrograda.
E’ per questo che noi, nel nostro studio, eseguiamo questi interventi sempre e soltanto usando il microscopio operatorio chirurgico

Con una tecnica corretta e la giusta tecnologia riusciamo a dare una seconda possibilità anche a denti gravemente compromessi …c’è sempre tempo per estrarre e fare un impianto :).
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